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VEGAN VS PLANT-BASED : le origini dei termini e Beyoncé

Ci troviamo a far parte di una rivoluzione e grazie al cielo questo atteggiamento si sta diffondendo sempre più , in Italia e nel resto del mondo. Circa 79 milioni di persone al mondo mangiano vegano ed ogni anno si riscontra un netto aumento dell’aderenza al veganuary ( 400.000 nel 2019, 500.000 nel 2021 in questo sembra proprio che il coronavirus abbia aiutato !). [1]
Anche se personalità come Buddha, Pitagora e Plutarco si erano fatti promotori di un’alimentazione vegetale, l’origine di questo termine viene dal Regno Unito.
Nel 1847, un gruppo di 140 persone si riunì per esprimere il rispetto che provavano per la loro stessa natura e il loro benessere, affermando la volontà di non mangiare carne .
Era la prima riunione della Vegetarian Society che prese il proprio nome dal latino « vegetus » ovvero vibrante, risuonante, fresco e vivo.
Questo termine è all’origine anche del nome del mio sito vis a vegeto : forza che viene dal vivo, vibrante.
L’obiettivo della società era quello di diffondere il messaggio « vivi e lascia vivere » della non violenza. Mahatma Gandhi, che arrivò a Londra poco dopo per studiare legge, diffuse il messaggio hindu di Ahimsa ovvero della non violenza dinamica evitando cibi e prodotti specifici che hanno a che fare con la vita degli animali e in generale, compiere azioni rivolte al bene. [2]
Il concetto etico di non violenza sta alla base della cultura vegana.
Il termine Plant-based è invece una contrazione di whole-food plant based ed è stato coniato da Thomas Colin Campbell agli inizi del 1980:
whole sta per intero, plant-based sta per proveniente dalle piante. Ovvero cibo intero, minimamente processato proveniente dal mondo vegetale.
Questo professore biochimico della Cornell University, aveva intenzione di dimostrare I benefici in termini di salute di un’alimentazione vegetale agli occhi dei colleghi scettici del National Institutes of Health.
“I wanted to emphasize that my work and ideas were coming totally from science and not any sort of ethical or philosophical consideration” diceva.
Da quando il suo libro ” the China study” é stato stampato nel 2011, il termine è diventato comune nella sua accezione che la distingue dal veganismo poichè incentrato prevalentemente sui benefici della salute e meno su quelli etici.
E poi arrivò tra scintille e luccichii, la regina.
Nel 2015 Beyoncé scrisse una mail al The New York Times dicendo « é importante che tu sappia che non sono vegana ». Di seguito il suo personal trainer Marco Borges chiarì, « Beyoncé segue dei pasti plant-based « .
A cavallo di questo evento, I prodotti portanti la dicitura plantbased, aumentarono del 287%. [3]
Diventando un termine mainstream, l’etichetta « plant-based « è stata dunque snaturata del suo significato principe, ma viene comunque utilizzata per esprimere una preferenza alimentare basata sulla salute più che su una scelta etica, in persone che non sono pronte o non vogliono accettare tutte le accezioni della parola vegan.
Personalmente non amo la parola vegano, in italiano poi mi stride ancora più alle orecchie. Mi piace dirlo in francese quando asserisco « Je mange végétalien » , mangio vegetale.
Sono diventata vegetariana poco prima dei 18 anni perchè non mi piaceva la carne e non sopportavo l’idea di mangiare qualcosa di « morto ». Non giudicate per favore le idee di una mancata spice girl, please !
Dopo 8 anni circa la mia alimentazione è divenuta flexitariana per questione di gusti.
Nel 2017 ho fatto il salto già premeditato, verso un’alimentazione vegetale, per dei problemi di salute famigliari. L’etichetta “vegan” stava stretta alle mie Tod’s.
Il percorso è proprio questo : si evolve, si cambia, si aggiustano le posizioni non come le banderuole ma semplicemente perchè cambiano i nostri valori.
Seguendo il mio approccio conoscitivo scientifico, nello stesso anno ho voluto prendere il diploma in alimentazione Plant-based proprio alla Cornell University, con T. Colin Campbell e suo figlio Thomas come docenti.
Per me, e per molti che vedono questo cambiamento sotto la lente della salute, il termine corretto da usare è Whole food plant based diet WFPB (cibo intero basato sulle piante), perchè se è vero che non mangiando carne salviamo 30 animali al mese e 84m 2 di foreste, la distinzione cibo processato e non, riveste ancora un ruolo fondamentale sia in termini di salute che ambientali. Lo testimonia il fatto che nei lavori scientifici si mettono spesso ben in evidenza i risultati di una dieta « vegan “ versus WFPB.
Al professor T. Colin Campbell, verrebbe una sindrome del cuore spezzato se si rendesse conto a cosa viene associato il termine da lui coniato. [4]
Per terminare questo articolo, dato il mio lavoro piuttosto assertivo sulla lotta alla diet-culture, ci tengo a sottolineare che la sottoscrizione ad una etichetta alimentare, quando sono presenti delle problematiche del comportamento alimentare, può essere pericolosa e peggiorare la salute mentale di una persona che tenderà ancor più al controllo e all’ossessione del cibo.
Dunque, benvenuto il cambiamento, benvenuta la volontà di sperimentare e di cercare di star meglio, ma attenzione. Nonostante gli studi sugli avventisti del 7’ giorno abbiano dimostrato in modo sostanzioso che una dieta vegetale si affianca ad un BMI inferiore[5], non è detto che sia la strada giusta se sposate questa scelta solo per perdere peso.
Non smettete di conoscere :
« se tutto fosse perfetto, non impareresti e non cresceresti mai »
Beyoncé
Con gratitudine,

Viola
[1] Fonte Wearaveganuary
[2] B. Davis, Diventare vegani , Macro Edizioni
[3] Mintel research
[4] Prof T Colin Campbell, classe 1934, vivo e végetus !
[5] S Tonstand, Type of vegetarian diet,body weight and prevalence of type 2 diabetes, Diabetes Care 2009